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N° 53
1.
Riassunto istantaneo: il Controllore ha rapito
la dottoressa Maya Hansen per costringerla a lavorare su un virus tecnorganico
chiamato Extremis capace di ridisegnare il genoma umano e lo sperimenta su
inconsapevoli soggetti. Uno di questi soggetti, un uomo chiamato Mallen,
attacca la Stark Tower e si dimostra capace di sbatacchiare Iron Man a mani nude
oltre a mostrare altri talenti altrettanto letali. Nel frattempo il Mandarino
sta portando avanti l’addestramento di sua figlia Sasha Hammer che ha dotato di
superpoteri.
E queste sono le buone notizie.
Quando ha accettato la proposta del suo
vecchio amico Tony Stark di sostituirlo occasionalmente nel ruolo di Iron Man,
Happy Hogan sapeva che ci sarebbero stati giorni difficili, ma non si aspettava
questo: l’uomo che si fa chiamare Mallen lo sta trattando come un pupazzo e gli
sta facendo a pezzi l’armatura usando solo le mani.
Ok, finora si è trattenuto, ma è ovvio che
quel Mallen è un superumano di classe molto elevata, quindi non è più il caso
di usare i guanti con lui.
Dalla piastra pettorale dell’armatura esce un
raggio che investe in pieno l’aggressore scaraventandolo lontano. Happy si
mette in ginocchio:
<<Attenzione, attenzione: livello energia 40% in diminuzione.
>> la voce elettronica, sia
pure con un timbro femminile, dell’intelligenza artificiale che sovraintende ai
sistemi dell’armatura è tutt’altro che rassicurante ed ancor meno rassicuranti
sono le due auto che volano sopra le teste dei passanti che fuggono in preda al
panico: Mallen sta tornando e non sembra particolarmente malmesso.
Ok, Tony, pensa Happy,
spero che tu ti stia godendo il tuo soggiorno in Giappone, perché io non mi sto
affatto divertendo.
Da qualche parte in Giappone: una mano rimuove
un cappuccio rivelando il casco di Iron Man.
All’interno dell’armatura Tony Stark, reso completamente immobile dalla totale
disattivazione di tutti i sistemi operativi dell’armatura stessa, si ritrova a
fissare la punta di un sai acuminato
pronto a trapassargli il cervello passando da una delle fessure per gli occhi. La
lama entra nel casco, fermandosi a pochi millimetri dall’occhio. Un battito di
ciglia potrebbe costargli la pupilla e Tony Stark trema.
2.
Più o meno a mezza strada tra gli Stati Uniti
continentali ed il Giappone stanno le Isole Hawaii, cinquantesimo Stato
dell’Unione. In questo scenario da sogno troviamo due dei protagonisti abituali
della nostra saga. L’uomo è un nero di un’età apparente di poco più di 30 anni,
fisico tonico di chi si mantiene in costante allenamento e con muscoli evidenti
ma non esagerati che sono messi in risalto dal costume da bagno; la donna ha i
capelli biondi, occhi grigio-azzurri e la pelle che da bianca sta ormai
assumendo un piacevole color bronzo. Indossa un succinto bikini rosso. I due
sono consapevoli di attirare gli sguardi delle altre persone sulla spiaggia e
sono altrettanto consapevoli che se alcuni sguardi sono di approvazione altri trattengono
a fatica una disapprovazione che questi tempi di correttezza politica non
consentono di esprimere come loro vorrebbero: disapprovazione per una coppia
composta da una donna bianca ed un uomo di colore.
Jim Rhodes e sua moglie Rae hanno scelto di
ignorare quel tipo di sguardi ma ciò non vuol dire che non facciano male.
Mentre sorseggia una bibita ad uno dei bar
della spiaggia, Rhodey riflette sul posto dove si trova. Le Hawaii sono un vero
crogiolo: oltre ai nativi hawaiani ed ai bianchi è possibile trovare Cinesi,
Coreani, Giapponesi Samoani, neri e quasi tutte le gradazioni possibili
derivanti dagli incroci tra le varie etnie. Se c’è un posto in cui i matrimoni
misti sono comuni, è questo.
-A che stai pensando?- gli chiede Rae che l’ha appena raggiunto.
-A te naturalmente.- risponde Rhodey con un sorrisetto. –E anche a
questo posto… è molto bello.-
-Non c’eri mai stato?-
-Un paio di volte quando ero nei Marines, ma sempre di passaggio.
Questa è la prima volta che posso davvero godermele ed anche la mia prima vera
vacanza da… beh da anni.-
-Ed io farò in modo che tu te la goda tutta.-
Rae lo bacia senza
badare alla gente che li sta guardando .
-Mmm…- borbotta lui -… mi è appena venuta un’idea di cui mi piacerebbe
discutere con te... nella nostra suite.-
Rae sorride e replica:
-Ci sto… che aspettiamo?-
Questa sì che è vita,
pensa Rhodey, ed intendo godermela, almeno finché non si torna a casa. Ai
buffoni in costume ci pensino gli altri.
In un luogo che per
ora è destinato a rimanere segreto, l’uomo che si fa chiamare il Controllore
sta osservando lo scontro tra Mallen e Iron Man su un megaschermo.
-Niente male.- commenta –Mallen è l’unico soggetto sopravvissuto
all’esposizione ad Extremis e si sta davvero dimostrando un osso duro per Iron
Man. Interessante sviluppo di poteri peraltro.-
-Ma per uno come lui ne sono morti quattro.- interviene Maya Hansen
–Non ne vale la pena.-
-Mia cara dottoressa…lei ragiona in termini umanitari o forse di
profitti e perdite, io ho una visione diversa delle cose: posso procurarmi
decine, centinaia, forse addirittura migliaia di cavie umane. Il numero non ha
importanza e nemmeno quanti moriranno prima che il progetto sia perfezionato.
Mi chiedo comunque perché importi a lei. Non mi pare che le importasse molto
del conto dei morti quando progettava e realizzava per il Mandarino nanorobot
capaci di spolpare un uomo in un decimo del tempo di un branco di piranha.-
Maya tace. Il
Controllore ha ragione, naturalmente. Pur di salvare la sua azienda in crisi
aveva fatto un patto col diavolo in persona del Mandarino. Sapeva benissimo a
cosa servivano i nanofagi che aveva progettato e non le importava: il fine
giustifica i mezzi si diceva, ma ora non lo crede più. Il periodo trascorso in
cella ed il suicidio di Aldrich Killian l’hanno spinta a riflettere. Forse non è
stata una vera e propria illuminazione sulla via di Damasco ma ci si avvicina.
Maya sa di dover fare
qualcosa per fermare il Controllore. Nessuno deve più morire per colpa sua.
Happy è ormai in piedi
ed osserva Mallen che solleva un’auto sopra la sua testa. Si sta beando del suo
potere, pensa, è come intossicato… ma non per questo è meno pericoloso, anzi.
<<Pericolo: energia al 30% in costante diminuzione. Necessaria ricarica.
Ripeto: necessaria ricarica.:>>
Grazie dell’avvertimento, pensa Happy, ma
l’unica fonte di ricarica è l’energia solare ed i danni causati da quel
mattoide impediscono di accedervi. Scappare e mettere l’armatura di riserva è
impensabile: nel tempo che gli ci vorrebbe per farlo o richiamarla a sé Mallen
potrebbe uccidere un sacco di gente. Ma forse c’è un’altra possibilità sempre
che riesca a farcela.
Mentre riflette su
questo, Iron Man si accorge che sull’auto che Mallen sta sollevando ci sono una
donna e due bambini.
<<Pazzo!>>
urla <<Lasciali
andare!>>
-Come vuoi.- replica Mallen e scaglia l’auto contro di lui.
<<NO!>>
esclama Happy e balza in
avanti intercettando l’auto.
<<Pericolo: energia al 25%.>>
Deve bastare, pensa
Hogan, per posare quest’auto al sicuro, non avrò un'altra occasione.
Con la massima
delicatezza di cui è capace e sforzandosi di ignorare le grida degli occupanti Happy
riesce ad appoggiare l’auto al suolo.
In quel momento una
scarica di fuoco emessa dalla bocca di Mallen lo colpisce in pieno facendolo
crollare al suolo.
<<Energia al 21%.>>
Zitto maledetto
computer.
3.
Nella cittadella del Mandarino, da qualche
parte in Asia, il sinistro orientale sta osservando i suoi superagenti
schierati davanti a lui. Tre di essi sono suoi figli, naturali o adottati:
Temugin, eccellente guerriero che tramite un collegamento mentale può accedere
al potere degli anelli del padre, Madama Macabra, il cui potere di ingrandire e
rimpicciolire oggetti inanimati rivaleggia con quello di Henry Pym, e l’ultima
arrivata, Sasha Hammer, il cui essere figlia naturale del Mandarino compensa
agli occhi di quest’ultimo il fatto che solo un quarto di sangue cinese scorra
nelle sue vene. L’ultima è Cybermancer, l’ambiziosa Suzi Endo, che ha ceduto al
lato oscuro del potere alleandosi con lui. Sarebbe annegata alla fine di uno
scontro con gli Iron Men[1],
se il Mandarino non l’avesse salvata ed è sempre grazie al genio del Mandarino
che ha di nuovo il suo guanto del potere intatto e perfettamente funzionante. È
legata a lui ormai, non può far altro che seguirlo.
Il Mandarino sogghigna
soddisfatto e parla:
-L’attesa è finita, è venuto il momento di colpire. Conoscete gli
obiettivi affidati ad ognuno di voi, mi aspetto che completiate la vostra
missione. Il fallimento non è contemplato.-
Sasha Hammer fa una
smorfia. Nessuno lì dentro oserebbe replicare al Mandarino, nemmeno lei: può
essere una ribelle, ma non è certo una stupida. Questo ha poca importanza,
però: quello che davvero importa è che ora ha un potere che non aveva mai nemmeno
sognato e lo userà per ottenere ciò che vuole… a suo padre penserà in seguito.
Il sorriso maligno sul
suo volto rivaleggia con quello del Mandarino.
L’uomo chiamato Mallen
lo sta caricando come un toro ma Iron Man non si muove. Con la velocità e la
forza che ha dimostrato finora il suo avversario, la sua carica lo spazzerà via
come un fuscello, ma lui si limita a restare dov’è. Se c’è una lezione che
Happy Hogan ha imparato sul ring è che bisogna sempre saper aspettare il momento
giusto.
La voce di Antigone,
l’Intelligenza Artificiale che sovraintende ai sistemi dell’armatura,
scandisce:
<<Energia al 20%.>>
Happy sospira. La sua unica chance è che quel
che ha pensato funzioni e funzioni in fretta. Non è uno scienziato come Tony,
ma non gli serve per sapere che può attingere a qualunque fonte di energia
disponibile. Per fortuna ogni modello di armatura ha un cavo di emergenza che
si può collegare in questo caso ai cavi elettrici messi allo scoperto dalla
distruzione creata da Mallen. Ora è solo questione di tempo.
<<Energia al 30%.>>
<<Energia al 40%.>>
<<Energia al 50%.>>
<<Energia al 60%.>>
<<Energia al 70%.>>
Basta, non può più
aspettare. Happy stacca il cavo e si rimette in piedi. Quando Mallen è ormai vicino, si scosta e gli
vibra un pugno in cui mette tutta la forza che può.
Mallen è respinto
indietro… cade portando con sé una buona fetta di pavimentazione ed infine piomba
contro la facciata di un palazzo.
Ancora steso a terra,
il detective Quentin Chase esclama:
-Mio Dio! Ma è…-
-È ancora vivo, sì.- risponde Mike O’Brien mentre vede Mallen
cominciare a rialzarsi.
Iron Man lo raggiunge
prima che ci riesca e lo afferra per il bavero della giacca.
<<Senti
amico>> gli dice <<Perché
non la finiamo qui?>>
-Fottiti.- è la risposta di Mallen mentre alza un pugno che Iron Man
blocca immediatamente,
<<Peccato,
Ma in fondo l’idea di pestarti un po’ non mi dispiace.>>
I due si fronteggiano
sferrandosi l’un altro colpi micidiali ma che non riescono ad essere decisivi.
Happy si sente come nei suoi vecchi giorni sul ring. Se riuscisse a mettere a segno un buon
gancio…
Il suo avversario si
allontana di qualche passo e poi spalanca la bocca col chiaro intento di sparare
uno dei suoi colpi di fuoco.
Happy si prepara ad
assorbire il colpo ed usarne l’energia per ricaricarsi ulteriormente quando
accade qualcosa: Mallen si porta la mano alla testa mentre la sua pelle si fa
rossastra. Un attimo dopo si trasforma in una vera torcia umana e tra urla
atroci cade al suolo.
Tutto si è svolto in
meno di un paio di secondi ma ora Mallen sembra bruciato vivo o meglio:
consumato dall’interno.
Happy deve ammettere
di essere perplesso. Cosa è veramente accaduto? Chi era quel tizio? E perché ce
l’aveva con lui, o per essere più esatti, con Iron Man?
In lontananza si
sentono le sirene della Polizia e dei Paramedici. Meglio tardi che mai.
Avvicinatosi alla Stark Tower Mike O’Brien
nota qualcosa per terra e si china a raccoglierlo
-Interessante.- mormora guardando l’oggettino che ha raccolto e prima
che il suo amico poliziotto possa accorgersene se lo infila in una tasca della
giacca.
Quello del Controllore
è più un urlo che un’esclamazione:
-Che cosa diavolo è successo?-
Maya Hansen si sforza
di sembrare calma mentre risponde:
-Una sorta di sovraccarico: il suo corpo non era pronto a gestire tutta
quell’energia e ne è stato consumato... e così ha perso anche la sua quinta
cavia dottore. Una mortalità del 100%.-
-Ma prima di morire quest’ultima cavia ha fatto in tempo a mostrarci
risultati interessanti.- ribatte il Controllore –Ora sappiamo di essere sulla
strada giusta. Dobbiamo solo lavorare più duro per eliminare quegli sgradevoli
effetti collaterali e cominceremo subito, mia cara dottoressa.-
Non c’è via di scampo
dalla follia di quest’uomo, pensa Maya.
4.
Nel suo ufficio di Responsabile della
Sicurezza della Stark Tower Mike O’Brien guarda le altre tre persone presenti
nella stanza, ovvero: Happy Hogan, Eddie March e Pepper Potts. Happy sembra un
po’ scosso dopo la dura prova che ha subito, Eddie, anche lui uno degli Iron
Men, ha voluto essere presente a tutti i costi e neanche Pepper sarebbe mai
mancata. Dopotutto sta bene, a parte qualche taglio superficiale a causa dei
frammenti della vetrata esplosa.
Sono passate 14 ore dall’insensato attacco di
Mallen e finalmente Mike ha qualche risposta ai suoi interrogativi. Alla fine
parla:
-Subito dopo l’attacco, nei pressi del portone della Torre ho trovato
questo…- sul monitor alle spalle di O’Brien appare un piccolo disco bianco -…
l’ho preso e dopo averlo fatto passare al database della mia armatura l’ho
fatto avere ad un mio amico allo S.H.I.E.L.D. per delle controanalisi e poco fa
mi è arrivato il responso: si tratta proprio di un disco di controllo del
Controllore.-
-Vuoi dire che hai sottratto una prova da una scena del crimine?-
interviene Eddie -I tuoi amici poliziotti non la prenderanno bene.-
-Quel che non sanno non farà loro del male… e poi dubito che come prova
potesse reggere in alula. Comunque, ho fatto un confronto con le immagini delle
telecamere di sicurezza della zona…- una serie di immagini scorre sullo schermo
-… qui si vede il nostro uomo che si stacca qualcosa dalla fronte e lo scaglia
con rabbia contro la Torre. Sono convinto che fosse proprio il disco di
controllo.-
-Quindi lo ha mandato il Controllore...- conclude Pepper -… ma lui,
forse a causa del suo potere, si è liberato dal controllo.-
-A proposito: sappiamo chi è?- chiede Happy.
-Di lui non è rimasto abbastanza per un’identificazione sicura, ma dalle
immagini delle telecamere è stato possibile un riconoscimento facciale:
Nicholas Mallen , un estremista antigovernativo.-.
-Aveva detto di chiamarsi Mallen, infatti.- dice Happy –Che altro
sappiamo di lui?-
-Che è scomparso un paio di giorni fa da casa sua, nulla di più, purtroppo.
In compenso ho saputo che il Controllore, o meglio Basil Sandhurst, è stato
trasferito dalla Volta ad una clinica riabilitativa una decina di giorni fa.-
-Sei riuscito a sapere un sacco di cose in così poco tempo.- commenta
Eddie March.
-Essere un ex poliziotto ed un ex agente federale ha i suoi vantaggi.-
risponde Mike con un lieve sogghigno –Bene, ora sapete la situazione. Con Tony
lontano, in Giappone, sta a noi decidere cosa fare. Nessuno sospetta che il
Controllore possa essere tornato in azione, ma noi sappiamo che quasi
certamente è dietro questo attacco ed alla scomparsa della dottoressa Hansen.-
-Pensi che i poteri di quel Mallen possano essere stati provocati da
quegli infernali nanorobot da lei inventati?- chiede Pepper.
-O quello o qualcos’altro.- risponde Mike –Io dico di fare una visitina
alla clinica dov’è ricoverato il Controllore.-
-Posso offrirmi volontario?- interviene ancora Eddie –Happy è ancora
fuori forma ed io è un pezzo che non mi do da fare.-
Mike stringe le labbra
riflettendo, poi si rivolge ai presenti:
-Altri suggerimenti?-
Meredith McCall si è
svegliata presto come ogni mattina e come ogni mattina ha dedicato diverso
tempo a vari esercizi di tutte le arti marziali che conosce a cui ha aggiunto
anche un po’ di aerobica. Il corpo umano è una macchina delicata e bisogna
prendersene cura costantemente.
Dopo essersi fatta una doccia indossa un
kimono e fa una frugale colazione e solo alla fine si dà un’occhiata in giro.
Tornare a vivere nella villa di famiglia è
stata sotto molti punti di vista una decisione saggia, anzi, l’unica possibile:
non poteva restare a vivere nell’attico di Tony ormai. Eppure questo luogo non
può non suscitare in lei molti ricordi, alcuni felici ma altri molto dolorosi,
come la morte di suo padre e di suo marito Richard avvenuta proprio qui.[2]
A parte questo, bisogna che si trovi qualcosa
da fare per impegnare le sue giornate, non può continuare a vivere di rendita. Il problema è che ormai
c’è solo una cosa che sa fare bene ed è proprio quello che non vuol fare.
Se sapesse che occhi indiscreti la stanno
osservando da lontano avrebbe di che preoccuparsi e forse sarebbe contenta di
possedere certi doti di cui preferirebbe negare l’esistenza.
Il nome della signora è Justine Hammer e su di
lei girano molte voci e praticamente nessuna piacevole. Si dice che sia
totalmente priva di scrupoli e che non sappia nemmeno cosa sia il senso morale.
Tutte cose vere, ma in questo momento è solo una madre angosciata. La sola
persona per cui abbia davvero mai provato dei sentimenti, sua figlia, se n’è
andata per seguire suo padre, il Mandarino, accettando la sua offerta di
potere.
Justine non è mai andata molto d’accordo con
sua figlia: Sasha ancor più di lei non conosce il senso del limite o sa cosa
sia la morale, qualunque morale. Per molto tempo Justine ha agito come se ne
volesse ignorare l’esistenza, ma ora che l’uomo a cui suo padre l’ha
praticamente venduta da ragazzina l’ha presa con sé, sente un vuoto che non
credeva di poter provare.
Vorrebbe che sua figlia tornasse e sta per
scoprire che bisogna sempre stare attenti a quel che si desidera: si potrebbe
ottenerlo.
Justine sente un forte scampanellio ed alla
fine, solo quando si ricorda di essere sola in casa, si decide ad aprire la
porta del suo appartamento per trovarsi di fronte…
-Sasha?-
-Ciao mamma.-
5.
Joanna Nivena Finch
contempla il suo nuovo appartamento. Tony è stato molto generoso a permetterle
di usarlo finché rimarrà a New York, ma aveva il suo tornaconto in fondo: ora
che si è messo con la Potts non può più permettersi di farla abitare nel suo
attico. Ad ogni modo Joanna deve ammettere che la suite in cui si è trasferita
è appena poco meno lussuosa dell’attico: ha un sacco di spazio per sé ed i
bambini (definizione che Kathy comincia a trovare un po’ stretta, deve
ammetterlo) ed il panorama è sempre mozzafiato.
-Mamma, mamma, suonano al campanello.-
La voce del suo figlio
minore, Howard Finch Jr. la riscuote dai suoi sogni ad occhi aperti. Prende il
citofono che la mette in contatto con la portineria che nessuno, tranne i
residenti della Stark Tower, può oltrepassare senza essere annunciato.
-Chi è?- chiede.
<<C’è qui un uomo che dice di essere suo marito, signora
Finch.>> risponde l’uomo di guardia
Sullo schermo del citofono appare un immagine
che Joanna riconosce immediatamente: è proprio Howard Finch, l’uomo da cui sta
divorziando poco amichevolmente. Cosa vuole?
<<Lo faccio salire, signora?>> chiede il “portiere”.
Per un attimo Joanna è
tentata di rispondere “no”. Non ha proprio voglia di affrontare un’altra
discussione o, peggio, una vera e propria litigata, poi riflette sul fatto che
non può negare a Howie di vedere suo padre ed inoltre… non può negare di essere
incuriosita da questa visita a sorpresa.
-Sì.- risponde infine.,-Lo faccia venire su.-
Fra i milioni di
abitanti che affollano la grande capitale del Giappone, un singolo visitatore
cinese passa facilmente inosservato ed è anche su questo che conta l’uomo
chiamato Temugin, il figlio maschio e primogenito del Mandarino.[3]
La sua missione è semplice: Tony Stark,
l’originale Iron Man, il più grande nemico di suo padre è da qualche parte in
questa città e lui deve scovarlo e portarlo da lui.
Il Mandarino è stato categorico al riguardo:
guai a chi si metterà sulla sua strada e dovesse cercare di impedirglielo.
Il viaggio sino agli Adirondacks è stato
relativamente breve. Che razza di posto per metterci una clinica. Non è da
queste parti che c’è il castello del Dottor Destino?
Iron Man accantona questi pensieri mentre i
sofisticati sistemi della sua armatura scansionano l’intero complesso della
clinica, informandolo dettagliatamente sul numero di persone presenti
all’interno e su dove si trovino esattamente. A quanto pare, sono tutti
concentrati in un solo punto del piano terra e nessuno si muove… a parte, in
una larga stanza adiacente, due figure: una piccola ed una più grande la cui
aura è molto più forte di tutte le altre.
La figura in armatura atterra davanti
all’ingresso della clinica. Sembra chiusa, riflette, chiusa e vuota, il che non
si concilia con le informazioni che ha avuto prima di partire: si tratta di una
clinica famosa per trattare pazienti con patologie gravissime ed è impossibile
che abbia chiuso da un giorno all’altro, anche solo i trasferimenti dei
pazienti sarebbero stati segnalati e lasciato tracce. Sembra di trovarsi in un
brutto film dell’orrore.
Il portone è chiuso ma per Iron Man non è un
grosso problema. Se lui e gli altri si sono sbagliati, si scuserà coi
proprietari e pagherà i danni, ma qualcosa gli dice che non succederà e
raramente si sbaglia quando ha delle sensazioni simili.
L’atrio
è completamente buio. Dalla sua piastra pettorale esce un fascio di luce che
illumina la zona circostante spostandosi a semicerchio.
All’improvviso sono inquadrati due robusti
piedi che indossano grandi stivali. Il fascio di luce sale fino ad mostrare
interamente una figura davvero massiccia, un uomo che indossa un casco e d il
cui volto è devastato da cicatrici.
-Benvenuto Iron Man.- gli si rivolge –Ti stavo aspettando.-
<<Il
Controllore!>> esclama Iron Man non
molto sorpreso.
Cercava guai e li ha
appena trovati.
CONTINUA
NOTE
DELL’AUTORE
Ed eccoci di nuovo
alla fine di un altro capitolo delle avventure del nostro eroe in armatura (o
dovremmo dire: dei nostri eroi in armatura? -_^) e del variegato cast di
personaggi che lo accompagna.
Non c’è molto da dire
su questa storia se non dare un paio di note di continuity:
1) Questa storia si svolge in parallelo a quella
di Vendicatori #86 e questo spiega l’assenza di Tony Stark da queste pagine… a
parte un breve cameo che riporta un’analoga scena da Vendicatori #86.
2) A proposito di questa scena, confesso di
essermi preso una licenza narrativa. Tra New York e Tokio ci sono ben 14 ore di
differenza (che diventano 13 d’estate perché il Giappone non osserva l’ora
legale), quindi se a New York quando Mallen ha attaccato, era pomeriggio, in
Giappone erano le prime ore del mattino. Pertanto le due scene consecutive del
primo capitolo con Happy a New York e Tony in Giappone entrambi nelle vesti di Iron
Man non sono contemporanee nonostante le apparenze.
3) Jim Rhodes appare nelle vesti di War Machine
su Vendicatori Costa Ovest #26/27 poco dopo la sua apparizione in
quest’episodio.
Nel prossimo episodio: Iron Man si batte con
il Controllore; Maya Hansen deve fare una scelta difficile, e Tony Stark scopre
che in Giappone non deve temere solo la Mano.
Carlo